Lo sapevo che avresti detto questo
Figurati se a Tarantino frega di denunZiare qualcosa. Lui al massimo ci ride su.
Sia chiaro, io non oso azzardare ipotesi sui SUOI intenti. Io dico cosa ci vedo, cosa si può vedere dentro. E per quel che mi riguarda mi pare che la rappresentazione sia drammaticamente realistica. Che poi lui la usi per ritagliarci su un delirio è altra storia.
CITAZIONE (Gonzalo Allende @ 1/2/2008, 13:21)
Da Grindhouse. Mi pare si sia avvitato su se stesso con sta storia degli omaggi e delle citazioni di cio' che gli piace
Beh qui potrei risponderti che si tratta più o meno dello stesso discorso che facevamo per Lynch. Sebbene tra gli stili dei due registi ci sia un ABISSO, come Lynch anche Tarantino non ha particolare interesse a fare film per il suo pubblico. E qui il parallelismo finisce perché le motivazioni che stanno dietro a tutto questo sono ancora una volta diverse. Tarantino fa film per rendere omaggi e tributi ai miti della sua gioventù, ai suoi attori prediletti (Kill Bill e Jackie Brown sono interamente costruiti attorno alle due protagoniste) e per divertirsi con i suoi colleghi amici (si veda la sua produzione con Rodriguez, dai tempi di Four Rooms fino appunto a sto Grindhouse).
L'intero inseguimento di Death Proof è studiatissimo sulla base della storia degli inseguimenti nel cinema australiano. Mentre nella tradizione americana solitamente l'inseguimento avviene in mezzo a una città, che diventa protagonista della corsa stessa, e viene ripreso da "fuori", in quella australiana si svolge in mezzo a terreni brulli e strade anonime in mezzo alla campagna, e tutto è girato in modo tale che lo spettatore si senta parte della scena. A un non estimatore di tutto questo frega un cazzo, ma fregava a Tarantino, che ha lavorato in modo tale da rendere la cosa fedelissima a quella tradizione. Per lui è ininfluente che alla gente piaccia o meno, dal momento che è riuscito a realizzarlo come voleva lui il suo lavoro è finito.